IDROGEOLOGIA
Il substrato del Parco di Rauccio: un tesoro geologico da scoprire
Un viaggio attraverso le diverse formazioni rocciose
Il Parco presenta una varietà di substrati geologici dal mare verso l’interno. La spiaggia e le dune sono costituite da sabbie calcaree grigio-giallastre dell’Olocene-recente, mentre le bassure retrodunari, l’area della “Specchia di Milogna” e il bacino idrografico dell’Idume, hanno una struttura di sabbie, argille sabbiose e limi grigi dell’Olocene-recente, praticamente impermeabili e affiorano in corrispondenza di bassi strutturali del substrato roccioso. L’area non solo offre diversi habitat e specie animali e vegetali, ma rappresenta anche una testimonianza della storia geologica della zona costiera tra Brindisi e Otranto.
I tesori fossili e la risorsa idrica dell'entroterra
L’entroterra è caratterizzato dall’affioramento di sabbie calcaree plio-pleistoceniche scarsamente diagenizzate a granulometria grossolana e ricchissime in fossili. Nel corso dei decenni sono state lungamente cavate costituendo la varietà merceologica dei tufi. Sono permeabili per porosità e contengono una falda superficiale sorretta dai sottostanti depositi miocenici calcarenitici a grana fine.
Le morfologie carsiche del Parco come attrazione naturale unica
Il parco è anche caratterizzato da importanti e caratteristiche morfologie carsiche presenti in zona, quali gli “aisi” o “avisi”, cavità naturali originatesi per dissoluzione a seguito del crollo del tetto delle rocce carbonatiche (fenomeno del carsismo), all’interno delle quali si rinvengono e livellano le acque di falda. La ricca falda superficiale ne determina il fenomeno generalizzato di risorgive.
La storia delle bonifiche e le meraviglie del bacino dell'Idume
I percorsi dell’acqua si arricchiscono del contributo del reticolo idrografico, realizzato ai tempi delle bonifiche con lo scopo di riversare in mare le acque delle paludi e delle stesse risorgive presenti anche nell’entroterra. Il bacino dell’Idume, impostato artificialmente laddove un tempo scorreva l’omonimo fiumiciattolo alimentato dalle acque delle falde sia superficiali che profonda, raccoglie le acque di questi canali regalando un paesaggio mozzafiato.